La conoscenza della profondità e della forza delle nostre radici e la riscoperta dell’importanza e del valore della Memoria. Sono le stelle polari che guidano Aldo Conforto e Luigi La Rosa nell’attività ormai quinquennale del Teatro di Calabria, e nella loro nuova avventura, Graecalis, la rassegna di teatro che dal 13 luglio prenderà vita nello scenario del Chiostro del Complesso Monumentale del S. Giovanni. Dopo Antigone di Sofocle e Miles Gloriosus di Plauto, nella traduzione originale di Pier Paolo Pasolini, andati in scena con successo lo scorso anno, Graecalis, progetto che si alimenta per dodici mesi di laboratori, reading, conferenze e lezioni-spettacolo sulle opere che verranno poi messe in scena, propone in questa seconda edizione ancora due classici: Tιτάν . I fuochi di Prometeo (13 e 14 luglio) e l’ Elettra di Euripide (27 e 28 luglio). Scrittura drammaturgica inedita, Tιτάν, riprende parzialmente il testo originale del Prometeo incatenato di Eschilo, messo a confronto con le figure di Francesco d’Assisi e Cyrano di Bergerac, nella rilettura inedita di Luigi La Rosa. Prometeo è il primo e il più forte dei Titani, colui che è capace di pensare prima di tutti, compreso lo stesso Zeus, anticipando ciò che è di là da venire. Prometeo creatore della razza umana alla quale dona la ragione. Prometeo che non esita a sfidare Zeus per restituire il fuoco agli uomini. Prometeo ribelle e Prometeo creatore. Una figura che ha più volte ispirato poeti, scrittori, filosofi, da Goethe a Voltaire a Rousseau, fino a Byron e Mary Shelley che lo volle raffigurare dietro il suo Frankenstein, dal Prometeo leopardiano delle Operette morali a Gide a Camus al Prometheus Unbound di Percey Shelley. Creatura divina caduta sulla Terra e costretta alla sofferenza o, al contrario, essere terreno che aspira al Cielo, Prometeo da sempre incarna il Preveggente che sa ma non può modificare il Destino –spiega l’autore-. Capisce che è necessario un Dio che imprima ordine al Caos, ma a questo Dio non vuole sottostare. Sperimenta la grandezza e la miseria della ragione. Prometeo accompagna i destini umani e, multiforme ed ambiguo, assume gli aspetti più diversi e si identifica in personaggi che da lui hanno ereditato la presunzione razionale, l’orgoglio forsennato e la nobile sopportazione della sconfitta. In una parola, il titanismo. La Tragedia, propone sulla scena Prometeo, Francesco d’Assisi e Cyrano di Bergerac, emblemi dell’eterna volontà umana di attingere l’onnipotenza aspirando ad un Cielo che eternamente li respinge e li destina alla sofferenza, lasciandoli a contemplare dolenti la miseria della ragione umana. In scena gli attori Salvatore Venuto, Paolo Formoso, Mariarita Albanese, Alessandra Macchioni, Anna Maria Corea e Marta Parise e la partecipazione straordinaria di Francesco Piro. Dopo Prometeo, un’altra rilettura con l’ Elettra la tragedia nella quale Euripide spoglia l’opera da tutte le implicazioni religiose che caratterizzavano il testo di Eschilo e fa di Elettra la giovane donna privata della fanciullezza e della condizione regale per colpa della madre, alla quale rivolge tutto il suo odio, fino alla resa dei conti finali. Euripide disgrega le tematiche religiose del Mito per fare emergere il tema di fondo, in tutta la sua terribile, desolante verità: il sangue chiama sangue, la morte si vendica con la morte, davanti ai quali gli stessi Numi non possono che assistere impotenti. Elettra è, insieme a Medea, Andromaca, Fedra, una delle grandi figure di donne partorite dalla penna di Euripide, che, nella loro tormentata sensibilità e nelle profonde dolorose consapevolezze, sono di una sorprendente attualità, continuando a riflettere la loro, come la nostra, immagine attraverso lo specchio.

Si ringraziano gli autori e la redazione di http://www.linkingcalabria.it