Per qualcuno è stata una piacevole sorpresa, per qualcun altro una conferma di ciò che già sapeva. La Medea portata in scena dal Teatro di Calabria Aroldo Tieri è stata entrambe le cose per il numerosissimo pubblico che ha affollato domenica sera il chiostro del complesso monumentale San Giovanni per assistere alla rappresentazione, uno degli appuntamenti della programmazione offerta dal Comune nell’ambito dei festeggiamenti patronali di San Vitaliano. Eppure in scena andava un’opera non facile - sì tratta da Euripide e pure molto sfrondata, e bene, da Luigi La Rosa, ma pur sempre di Euripide -, che avrebbe potuto sembrare ostica ai più. Invece, con la regia di Aldo Conforto, la tragedia rappresentata domenica ha saputo entusiasmare i tanti che hanno seguito con rispettoso silenzio e una partecipazione quasi emotiva, la storia della terribile scelta di una donna che uccise i suoi figli dopo l’abbandono del marito per un’altra. Merito di un’opera senza tempo, grandioso esemplare del teatro classico – a dispetto dello riassunto spicciolo di sopra -, ma anche di una rappresentazione, quella del Teatro Tieri, che ha saputo centrare il colpo.
Essenziale nelle scene, la Medea targata Conforto ha saputo sfruttare gli elementi strutturali forniti dal chiostro, e gestirli a proprio piacimento: le scale sono diventate perfette quinte, il portone posteriore un’elegante uscita di scena, così come quello anteriore per l’entrata, e ancora le balconate, perfette per indicare il sollevamento della “strega” Medea rispetto alle umane vicende e alla disperazione di Giasone. Essenziali anche i costumi – forse proprio quello di Giasone/Salvatore Venuto era un po’ così -, ma buone le interpretazioni. Prima di tutti, in ordine di apparizione, quella di Alba Samà: per lei è stato un felice ritorno sulla scena, dopo circa venti anni di assenza, a dispetto della straordinaria esperienza che già può vantare. Apprezzata la sua nutrice. Passando poi per la protagonista, Medea, una Anna Macrì convincente che bene ha saputo maneggiare un personaggio così ostico e affascinante, presentandolo in un tutta la sua durezza e passionalità. Ma bravi, chi più chi meno, tutti gli altri, a partire dallo stesso Venuto – non al top sulle prime, ha spiccato il volo nella seconda parte -, passando per Creonte/Paolo Formoso e il coro di Mariarita Albanese e Alessandra Macchioni. Da non dimenticare, poi, la parentesi danzata, affidata a Filippo Stabile che ha rappresentato il momento più cruento della tragedia, la morte dei figli di Medea e Giasone, appunto. E non è mancato un “cammeo” dello stesso Conforto, che in chiusura ha voluto ringraziare i tantissimi accorsi, disposti anche ad assistere in piedi alla rappresentazione, oltre che l’Amministrazione comunale tutta, per l’opportunità offerta e la disponibilità dimostrata, in particolar modo i presenti: il sindaco Sergio Abramo, il suo vice e assessore alla Cultura Sinibaldo Esposito e l’assessore al Turismo Rita Cavallaro. Dalla parte politica, infine, non è stato nascosto l’apprezzamento per la buona riuscita dello spettacolo che ha sorpreso in quanto a preparazione degli interpreti che, non va dimenticato, e per loro stessa ammissione, lavorano esclusivamente per la passione che li lega al teatro.
Si ringraziano Carmen Loiacono e la redazione di CATANZAROINFORMA.IT